Play-off NBA iniziati, tempo di premi individuali, dall’MVP al rookie dell’anno. Proviamo a nominare i premi Academy.
Un criterio, partire da Tiro, Movimento, Occhi, da quelle Parole che abbiamo scelto come riferimento per stare in campo.
MVP. Jason Tatum. Eleganza. Personalità ambiziosa sempre con il sorriso. Non il migliore in solitario, ma quello che rende la sua squadra migliore, e non completamente dipendente.
Rookie of the Year. Paolo Banchero. Non per il suo passaporto. Per la visione del suo ruolo, brava Orlando, per il suo giocare playmaker, nel senso di creatore di gioco. Attaccando gli spazi con il palleggio, con il suo corpo e -appunto- gli occhi.
Difensore dell’anno. Alex Caruso. Vive di sfida. Muove i piedi. Mette il corpo. Un fisico normale. Uno che è arrivato fin lì perché speciale nel suo atteggiamento. Un esempio per ognuno in Academy.
Sesto giocatore. Saper produrre, saper capire quando tocca a te, senza pensare da quintetto, una qualità importante per essere ambizioso, per essere cercato. Benedict Mathurin perchè, al suo primo anno, impatta e produce.
Giocare più migliorato. De’Araon Fox. Guida Sacramento ai PO e all’essere l’attacco più efficiente in NBA. Esordio nei PO, segna e va 2-0 contro i campioni in carica. L’esperienza a volte è solo una brutta parola da usare per non fare cambiare nulla. Le qualità tecniche e mentali non necessitano di un numero obbligatorio di ore di volo.